I frati della Barca:
tra storia e leggenda
E’ risaputo che ogni leggenda ha un fondo di verità.
La nostra leggenda trae origine dalla storia delle comunità dei frati di San Colombano che fin dall’età longobarda si stanziarono, oltre che nella zona di Bobbio, anche nella Val d’Aveto.
Poiché si sono trovate tracce di comunità monastiche nella zona di Rezzoaglio, è possibile che anche i monti sopra Castagnola abbiano ospitato nel periodo del medioevo gruppi di frati.
La leggenda del frate cieco
Narra la leggenda che a Castagnola, secoli or sono, sopra i nostri Casoni esisteva un luogo dove una comunità di frati aveva preso dimora.
Questo luogo, ancora oggi detto la Barca, si può vedere percorrendo la mulattiera nel bosco fitto di castagni.
Pare che questi frati, incantati dalla bellezza del luogo, dalla mitezza del clima con influssi marini e dalla rigogliosa natura, avessero eretto un eremo proprio su una di quelle alture.
Una notte un frate che non riusciva a prendere sonno uscì dalla propria cella e vide cadere dal cielo dei piccoli petali bianchi.
Tutto contento chiamò anche gli altri frati e tutti insieme continuavano a esclamare con gioia: “Scende la manna dal cielo!”
Pieni di entusiasmo andarono a svegliare il loro vecchio priore che era cieco ma possedeva grande esperienza e saggezza e avrebbe senz’altro saputo dare loro una spiegazione certa.
Alle grida gioiose dei fraticelli il vecchio priore si svegliò, prese in mano i piccoli petali bianchi e sentendo che erano gelati disse subito: “Figlioli miei, altro che manna dal cielo, questi che tengo in mano sono fiocchi di neve che presto copriranno tutte le cose e ci lasceranno senza cibo!” Poi abbassò tristemente il capo e aggiunse:”E’ giunto il tempo di lasciare questi luoghi…”
Nei giorni successivi i frati abbandonarono l’eremo e se ne andarono, nessuno sa dove, senza mai più ritornare.
( Raccontata da Sandra di Castagnola)
Ma non solo a Castagnola…
La stessa leggenda, con poche varianti, veniva raccontata anche nell’alta Val Trebbia e aveva come protagonista una comunità di frati che si era stabilita sulle alture nei pressi di Ottone…
Perché la stessa leggenda in valli diverse?
Forse veniva raccontata dai viandanti che, spostandosi di paese in paese, contribuirono a creare un patrimonio comune di storie, leggende e racconti che vennero poi tramandati alle generazioni successive…
E perché proprio quella leggenda?
Forse si cercava di spiegare lo stanziamento di comunità di monaci nelle valli del Trebbia e dell’Aveto e il loro successivo allontanamento…
Ma nessuno lo sa e l’origine di questa leggenda rimane avvolta nel mistero.